Nell’ultimo periodo, nel milanese sta impazzando il cosiddetto Museum of Dreamers. Ma che cos’è? Partiamo dall’inizio.
I nati tra il 1980 e il 1996, i cosiddetti Millennials, sono abituati a cercare sempre il momento perfetto per scattarsi un selfie, e sono per questo affamati di esperienze culturali che siano anche fruibili sui social.
Instagram, nel tempo, ha forgiato e cambiato il modo in cui fruiamo i contenuti sui social e, in generale, il modo in cui fruiamo la cultura. Per questo, anche quest’ultima si riorganizza e cerca di diventare più social network-friendly possibile.
Ed è così che dall’incontro tra i musei e Instagram, nascono i cosiddetti pop-up museums, un nuovo fenomeno culturale da non prendere sottogamba.
Cosa sono i Pop-up Museums?
In sostanza, un Pop-up Museum è un museo che viene istituito per un periodo limitato nel tempo.
La chiave è la novità della rappresentazione: si sceglie di solito una mostra contemporanea mai vista prima, inserita in un luogo che non è mai stato usato prima. Se i curatori del museo pensano di poter calcare le orme di un pop-up museum di successo preesistente, allora la mancanza di originalità rischia di condannarlo al fallimento.
I Pop-up Museums ospitano spesso esposizioni ipercromatiche e interattive, che fanno dell’essere temporanei un punto di forza: proprio come su Instagram, l’attenzione di chi fruisce il prodotto è altalenante.
La sua temporalità è percepita come un punto di forza poiché delinea un’esperienza del tutto unica, non ripetibile. Per questo motivo, questi musei appaiono e scompaiono in pochi mesi, lasciandosi alle spalle una scia di post sui social media e il ricordo di un’esperienza aesthetic (letteralmente “studio del bello”, qualcosa che trasmette bellezza nel suo insieme).
Di Pop-up Museums ne esistono di ogni tipo: è del 2016 il museo del gelato e, più recente, quello delle caramelle. A New York, nel 2018 apparve come per magia il Museo della Pizza, scomparso solo dopo poche settimane. E ancora, lo Human’s best friend, il museo pop up per i cani e i loro padroni, il Museum of selfies, o il 29 Rooms, il pop-up museum dove ogni stanza ha uno stile diverso. Tutti instagrammabili, tutti temporanei.
Il Museum of Dreamers sbarca a Milano
Proprio nell’ultimo mese, a Milano è apparso un enorme Pop-up Museum: si chiama Museum of Dreamers, e si trova in Via Beccaria, vicino alle guglie del Duomo.
È un luogo di 2000 metri quadrati, composto da quindici stanze, ambienti e atmosfere evocative che ricordano Alice nel Paese delle Meraviglie. Un’esperienza onirica, quindi, fedele al proprio nome.
Le stanze sono altamente fruibili sui social: colorate ed interattive e, scorrendo nell’hashtag dedicato su Instagram, i post sono migliaia. C’è chi è immerso nelle palline rosa, chi è a testa in giù e afferra un telefono, chi si dondola su altalene che sembrano sospese nel vuoto. Insomma, è il posto perfetto per dei veri influencer!
Qualche giorno fa, anche Chiara Ferragni ha ceduto al fascino del Museum of Dreamers e ha pubblicato delle foto in visita al Museum of Dreamers con la sua famiglia. Un chiaro segno che la cultura e la sua fruizione stanno davvero cambiando a causa (o grazie) dei social.
L’ingresso al Museum of Dreamers costa 18 euro, e la visita si può prenotare comodamente su TicketOne.
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