L’Italia e il caffè: una lunga storia d’amore

L’Italia e il caffè: una lunga storia d’amore

Una delle storie d’amore culinaria più belle e durature del nostro Belpaese è senza dubbio quella che riguarda l’Italia e una delle bevande più conosciute e amate al mondo: il caffè.

A tutti è capitato almeno una volta di essere di ritorno da un viaggio all’estero e di avere solo voglia di assaporare un buon espresso, che sia in un bar o in un Autogrill. Un espresso che sa incredibilmente di casa.

Declinato nelle sue numerosissime varianti di lungo, ristretto, macchiato, corretto, marocchino, e anche nella sua versione più mattutina, il cappuccino, la cultura del caffè è senza dubbio diversa in Italia rispetto a qualsiasi altro paese. 

Ma andiamo con ordine.

Le origini del caffè

Come per ogni cosa antica, le origini della bevanda sono avvolte nel mistero. Sembra che sia nata tra l’Etiopia e lo Yemen nel XV secolo, sfruttando i semi di Coffea arabica. 

Secondo la leggenda, sembrerebbe che un prete musulmano di nome Kaldi, a Yemen, aveva osservato delle capre mangiare dei semi provenienti da una pianta. Vedendo come queste sembrassero più felici e attive delle altre, decise di abbrustolire i semi, macinarli e farne poi un’infusione, scoprendo in questo modo il caffè come lo conosciamo. 
Da lì, i diffonde fino a Costantinopoli e poi in Italia, dove appare sulle bancarelle dei mercati veneziani, a partire dal 1570.

Inizialmente, il caffè era una bevanda costosissima riservata solo ad un pubblico di aristocratici. Della bevanda scura venivano apprezzate le doti energetiche: venne descritta da Pietro Verri come una bevanda che “rallegra l’animo e risveglia la mente”, in una rivista che, non a caso, si chiamava proprio Il caffè

La sua origine musulmana fece storcere il naso agli ecclesiastici, finché Papa Clemente VIII non lo definì una “bevanda cristiana”.

La diffusione e la nascita del cappuccino

Alla fine del Seicento, il caffè iniziò ad affermarsi come bevanda degli intellettuali: la prima di molte caffetterie nacque infatti a Venezia nel 1683. In Italia ha origine infatti l’usanza di considerarlo come oggetto di socializzazione. 

A Vienna, nel 1683, nacque poi il famosissimo cappuccino, bevanda della colazione per eccellenza, ma consumata curiosamente all’estero durante o dopo il pranzo.
La leggenda narra che il frate cappuccino Marco d’Aviano fu inviato dal Papa a condurre una missione diplomatica in Austria. Non apprezzando il gusto amaro del caffè, l’uomo decise di mischiarlo con del latte, per addolcirlo. L’idea piacque talmente tanto agli avventori che decisero di chiamare la bevanda “Kapuziner”, in onore del frate italiano.

La svolta partenopea e la nascita della moka

Se inizialmente la capitale della bevanda era Venezia, nel corso dell’Ottocento si diffuse anche nel resto d’Italia, arrivando a toccare Napoli

Si diffuse proprio in quel periodo la moda dei caffettieri ambulanti, che viaggiavano per le vie della città vendendo caffè e ricordando a tutti quale fosse il santo del giorno. Tutto ciò fu possibile con la nascita di uno strumento, la cuccumella, antenato della moderna moka. 

Solo nel 1884 nasce a Torino l’espresso. La macchina del caffè fu progettata da Angelo Moriondo e faceva un caffè talmente concentrato da esaltarne al meglio le note aromatiche.

Nelle case, invece, inizia a spopolare la moka. La inventò nel 1933, a Verbania, un certo Alfonso Bialetti.

Perché ci ha fatto innamorare?

Il legame tra italiani e caffè è indissolubile e indiscutibile. Secondo una recente ricerca, il 97% degli italiani ne è consumatore, e il 27% di loro ne beve più di quattro al giorno.

Ma le ragioni possono essere anche genetiche: uno studio dell’Università di Edimburgo e dell’Università di Trieste ha sottolineato come noi italiani smaltiamo più velocemente la caffeina, grazie alla mancanza della variante del gene PDSS2 nel nostro corredo genetico. Smaltendola più velocemente, siamo portati a berne di più.

Lo studio è ancora da approfondire, ma potrebbe essere un inizio per spiegare perché in Italia, il caffè non si consuma, ma si ama. 

Nonostante la grande presenza di caffetterie, bar e moke di ogni tipo in ogni casa italiana che si rispetti, siamo sempre alla costante ricerca della miscela perfetta, che non è per noi solo una bevanda, ma un’esperienza che soddisfi tutti i sensi.

Lo sapevi?

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