Non è certo un segreto che noi italiani siamo particolarmente gelosi delle nostre tradizioni. Siamo sempre portati a difendere la loro autenticità a spada tratta, senza concedere modifiche alla ricetta originale neanche ai nostri stessi connazionali.
E il piatto tipico che subisce più blasfeme modifiche e sperimentazioni è sicuramente la pizza.
Simbolo del nostro Paese da tempi immemori e conosciuta in ogni angolo del mondo, la sua origine ha una storia millenaria, da raccontare quasi come fosse una favola.
Scoperta la cottura sulla pietra, l’uomo ha scoperto la pizza. Potrebbe sembrare un’esagerazione, ma non lo è: in molti ritengono che getti le sue origini proprio nel Neolitico.
Ma andiamo con ordine.
Alle origini
Nel Neolitico, in Oriente, nacque per la prima volta il pane. Privo di lievito e sale, questa prima versione ebbe origine dalla macinatura di cereali tostati, originati dalla neonata scoperta dell’agricoltura.
Grazie agli antichi Egizi, nel 3.000 a.C., la ricetta fu arricchita con il lievito, che rendeva gli impasti più ricchi, gustosi e morbidi. Ed ecco come nasce il pane come lo conosciamo oggi.
Dopo la sua invenzione, il percorso continua nell’epoca dell’Antica Roma. Se consideriamo la pietanza infatti come una sorta di disco di pane condito con una grande variabilità di ingredienti, possiamo far risalire la sua nascita proprio dall’epoca dei romani.
Ovviamente, si tratta di una versione primordiale: mancano ancora molti ingredienti per essere considerata tale, molti dei quali completamente sconosciuti dagli europei fino a molti secoli dopo. Basti pensare ai pomodori, importati nel Vecchio Mondo solo dopo la scoperta (e la conquista) dell’America.
Nel VII d.C., con l’arrivo in Italia dei Longobardi, inizia a circolare un nuovo vocabolo: “bizzo” (“bizzen” in tedesco), che significa “morso”.
L’approdo a Napoli: l’inizio di una storia d’amore
Dobbiamo aspettare l’anno Mille per avvicinarci a Napoli, la patria della pizza come la conosciamo oggi.
È proprio da quel periodo che iniziano a circolare dei documenti che contengono per la prima volta il termine, che si riferisce generalmente ai prodotti da forno che venivano preparati in quel periodo a sud della penisola.
Inizialmente, si parla di Abruzzo e Molise, ma Napoli è sempre più vicina.
La prima testimonianza uffuciale a Napoli risale al 1535 quando il saggista Di Falco scrive che la “focaccia in napoletano è detta pizza”.
Nella città partenopea, si diffuse in quel periodo la prima pizza, detta Mastunicola. Il suo condimento prevedeva aglio, strutto e sale grosso. Piano piano l’olio di oliva ha soppiantato lo strutto, e si aggiungono il formaggio e le erbe aromatiche.
La nascita della pizza Margherita
A partire dal 1600, fa poi la sua definitiva apparizione uno degli ingredienti fondamentali: il pomodoro, grazie al quale tutto prende un sapore diverso. Inizialmente, i pizzaioli erano scettici nell’introdurre il suo utilizzo: è un ingrediente nuovo, esotico, che non convince.
Pian piano, però, il pomodoro diventa una presenza fissa nella pizza napoletana, mentre per la mozzarella dobbiamo aspettare il 1800. Intanto, la pizza si diffonde capillarmente, andando a toccare anche i nobili: i Borboni, prima di tutto, ma anche i Savoia.
Nel 1889, in occasione della visita a Napoli dei sovrani del Regno d’Italia Umberto I e la regina Margherita.
Durante la visita, i due vennero accolti dal famoso pizzaiolo Raffaele Esposito, che realizzò per loro tre versioni diverse della pietanza. Una delle tre fu realizzata in onore della regina Margherita, realizzata con pomodoro, mozzarella e basilico, che ricalca intenzionalmente i colori della bandiera del neonato Regno d’Italia.
La sovrana apprezzò così tanto la ricetta che si decise di dare alla ricetta il nome della sovrana: nacque così la pizza Margherita, evento che segnò per sempre la storia della pizza come la conosciamo oggi.
Da Napoli alla conquista del mondo
Tra Ottocento e Novecento, parlare di pizza è una cosa normalissima. La diffusione al nord della penisola avviene principalmente dopo la Seconda Guerra Mondiale, quando molti abitanti del sud emigrano al nord grazie al boom economico e all’instaurazione del triangolo industriale Milano-Torino-Genova.
Negli anni Sessanta, le pizzerie si diffondono in tutto il Paese e, nel giro di qualche decennio, in tutto il mondo. Come ogni capolavoro che si rispetti, le varianti sono innumerevoli: dal Medio Oriente all’America Latina, dall’Europa all’Asia, si può mangiare ovunque.
Nel 2017, l’UNESCO ha riconosciuto l’“Arte del pizzaiuolo napoletano” come parte del patrimonio culturale dell’umanità.
Il documento cita: “Il riconoscimento dell’UNESCO porta la pizza, cibo tra i più amati e consumati al mondo, nell’Olimpo della cucina nazionale e internazionale e identifica l’arte del pizzaiolo napoletano come espressione di una cultura che si manifesta in modo unico, perché la manualità del pizzaiolo non ha eguali e fa sì che questa produzione alimentare possa essere percepita come marchio di italianità nel mondo.”
E non c’è riconoscimento migliore per questa favola italiana.
Ogni giorno è un Pizza day!
Lo sapevi? Il World Pizza day esiste, ed è stato istituito il giorno 17 gennaio, nella giornata di Sant’Antonio Abate.
Ma nel nostro Paese, ogni giorno può essere un Pizza-giorno! Se hai improvvisamente voglia di mangiarla ma non sai con chi andare, l’app Joiupp è quello che fa per te!
Usarla è semplicissimo: basta registrarsi, indicare i propri interessi e il locale o la pizzeria in cui si intende passare la serata. Conoscere gente nuova davanti ad un’ottimo pasto non è mai stato così semplice.
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